Giù le mani dal porto di Taranto


La più importante infrastruttura pugliese non dev'essere più ostaggio dei lacci e laccioli politico-burocratici. Il lavoro sin qui svolto dall’autorità portuale e dal suo presidente va accompagnato, sostenuto da norme più celeri e da un rinnovato spirito di squadra. Dividersi, avallare logiche di piccolo cabotaggio, portare l'acqua al mulino della propria parte politica non serve. Accresce le già tante debolezze del sistema Taranto inteso nella sua complessità. Mortifica l'offerta socio-produttiva di un Mezzogiorno sempre più periferia di un'Europa a vocazione teutonica. Ci preoccupa la sospensiva del Tar relativamente all’adeguamento e consolidamento della banchina del molo polisettoriale. Cosi come gli interventi, legati alle vasche di colmata e le ulteriori opere infrastrutturali. Invertenti questi che avranno il merito, una volta completati, di rendere più competitivo lo scalo jonico nel vasto e articolato scacchiere dei Porti mediterranei. Non possiamo, invece, esimerci dallo stigmatizzare, a distanza di diversi anni ormai, la mancata adozione del Piano Regolatore del Porto. I ritardi accumulati, per quel che concerne l'approvazione di questo importante strumento di programmazione urbanistica ed economica, non sono tollerabili. Non appartengono ad un Paese normale, che suole definirsi occidentale. Questo stallo, incomprensibile e deleterio, ci convince dell'opportunità che, a suo tempo, fossero affidati poteri “straordinari” al commissario Sergio Prete, che come giunta provinciale sostenemmo. Poteri, per esempio, che potessero contemplare l'adozione di un Piano Regolatore mediante un atto monocratico. Dinanzi alle grandi occasioni che abbiamo di fronte a noi, rinviare tutto alle calende greche potrebbe rivelarsi un errore esiziale. Così come potrebbe rivelarsi un colossale errore non dare continuità al percorso della formazione permanente per quel che attiene le figure professionali, individuate nei mesi scorsi assieme a tutti gli attori economici e sociali del territorio. Le risorse ci sono: perchè, quindi, non utilizzarle? Nel ricoprire il ruolo di assessore provinciale al Lavoro ho mantenuto l'impegno di declinare le politiche attive, quelle di accompagnamento al lavoro, attraverso un'idea moderna di welfare to work. Lo si è fatto, per esempio, per gli operatori di gru di ultima generazione e per quanti potranno essere impegnati nella movimentazione delle merci. Quanti dovessero perdere un lavoro, attraverso la formazione continua, potrebbero avere nuove ed importanti chance da utilizzare. Non commettiamo gli errori di sempre, errori per i quali siamo degli specialisti insuperabili. Giocare a dividersi, criticare l'operato altrui non serve a niente. Soprattutto in questo particolare frangente storico. Aiutiamo, tutti insieme, ognuno con il proprio contributo, l'egregio lavoro portato avanti in questi anni dal presidente Sergio Prete. Taranto, e l'intera comunità jonica, ce ne saranno grati.
Concludendo, propongo la convocazione di un tavolo interistituzionale composto da parlamentari ionici, consiglieri regionali, provincia di Taranto, comune di Taranto e parti sociali per fare il punto sulle dinamiche portuali e per decidere come bloccare una volta per tutte il porto dalle pastoie burocratiche nella maggior parte dei casi strumentali.
Il Responsabile Provinciale Lavoro del Pd Luciano De Gregorio

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